Non c’è dubbio, oggi i cosiddetti Cinecomics hanno invaso e saturato, nel bene e nel male, il mercato cinematografico e televisivo mondiale; l’eterna sfida fra DC Comics e Marvel, su questo versante decisamente vinta da quest’ultima, si è trasferita dalla carta stampata agli schermi e, in questi ultimissimi anni, allo streaming. E’ sufficiente dare uno sguardo al box office di tutti i tempi per comprendere la dimensione di questo fenomeno: nelle prime dieci posizioni, troviamo ben 4 cinecomics (tutti Marvel Studios) Avengers: Endgame del 2019 è stabile al secondo posto, con $ 2.797.501.328 d’incasso, dietro solo ad Avatar. Quello dei Cinecomics non è però un fenomeno nuovo, e se la vostra memoria risale ai Superman con Christopher Reeve o ai Batman di Tim Burton, per farne una cronistoria bisogna fare un salto all’indietro di parecchi anni, fin alle origini della Hollywood degli anni d’oro. Prima di proseguire però, ci teniamo a specificare che, con il termine Cinecomics, non si intendono i film sui supereroi – per la cronaca il primo supereroe dei fumetti è convenzionalmente Superman, creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1933 e pubblicato nel fatidico numero 1 di Action Comics nel 1938 dalla DC Comics – bensì film (o serial) tratti dai comics, fumetti seriali, strisce o graphic novel che siano. Il primo serial cinematografico (antesignano delle serie tv moderne) tratto da un fumetto, ma sarebbe meglio parlare di strip a fumetti, strisce giornaliere che venivano pubblicate nei giornali statunitensi, è addirittura del 1936, e si tratta dei 13 episodi dedicati a Flash Gordon di Alex Raymond, il cui successo ha generato due sequel: Flash Gordon alla Conquista di Marte (1938) e Flash Gordon – Il Conquistatore dell’Universo (1940), che vedono Buster Crabbe, nuotatore statunitense medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del ’32, nei panni dell’eroe dei due mondi. Nel 1937 arrivano poi ben tre serial cinematografici dedicati a tre personaggi pilastri della storia dei comics: Jungle Jim, Agente Segreto X-9, di cui consiglio i volumi editi da Mondadori che raccolgono le sue avventure, anche loro tratti dalle strisce di Alex Raymond, e Dick Tracy. Nel 1939 è la volta di Buck Rogers, anch’esso interpretato da Buster “Flash Gordon” Crabbe, e di Mandrake, The Magician, entrambi di 12 episodi. Poi nel 1941 è la volta di Adventures of Captain Marvel; anch’esso serial di 12 episodi, non è però da confondere con Captain Marvel, film dei Marvel Studios del 2019, ma ci si possono gustare i due film a lui dedicati con il suo nuovo nome: Shazam! Il personaggio da cui è tratto il serial cinematografico ha infatti una storia curiosa: era il più celebre supereroe degli anni ’40, arrivando addirittura a vendere il doppio delle copie di Batman fra il 1942 ed il 1946. Edito dalla Fawcett Comics, fu poi acquistato nel 1972 dalla DC Comics assieme a tutto il catalogo della casa editrice ormai sull’orlo del fallimento: ma qui sta l’inghippo, perché nel frattempo la Marvel Comics aveva creato e brevettato un personaggio dal nome Captain Marvel, e si tratta fra l’altro di Mar-Vell, un ufficiale militare Kree, e non di Carol Danvers, la pilota precedentemente conosciuta come Ms.Marvel, protagonista del film del 2019, da non confondersi a sua volta con Kamala Khan, Ms.Marvel dell’omonima serie tv disponibile su Disney+ (aaargh!). Beh in poche parole, la DC Comics decise di ripubblicare il Captain Marvel della Fawcett Comics con il nuovo nome di Shazam!, interpretato nel 2019 da Zachary Levi nel film diretto da David F.Sandberg, che si rivela un clamoroso successo tanto da generarne un seguito nel 2022 (Shazam! Furia degli Dei). Nel 1943 esce poi un serial della Columbia Pictures dedicato a The Phantom di B.Reeves Eason, tratto dall’omonimo personaggio creato da Lee Falk nel 1936, in cui l’Uomo Mascherato era interpretato da Tom Tyler. Questi serial, erano solitamente suddivisi in episodi di 30 minuti ciascuno collegati fra loro che, di fatto, ne costituivano un unico lungometraggio. Ogni episodio si concludeva con un cliffangher, espediente narrativo in cui la narrazione si conclude con un colpo di scena o finale sospeso, in modo che il pubblico tornasse in sala la settimana successiva per vedere come la storia sarebbe proseguita. Nello stesso anno è la volta anche della DC Comics, che esce con un serial cinematografico, sempre prodotto da Columbia Pictures, dedicato ad uno dei suoi personaggi di punta: Batman. Nonostante in questa trasposizione l’Uomo Pipistrello sia un agente governativo al soldo degli Stati Uniti, impegnato a contrastare il malvagio giapponese Dr.Daka in piena Seconda Guerra Mondiale (sigh!), anziché il giustiziere solitario ed oscuro vigilante di Gotham, questo serial pone le basi per l’iconico universo di Batman, introducendo la figura del maggiordomo Alfred Pennyworth così come la conosciamo ancora oggi. Il personaggio interpretato da William Austin verrà poi modificato nei comics perché somigli nell’aspetto alla sua trasposizione cinematografia, primo espediente di una moda oggi molto in voga: basti pensare alla figura di Nick Fury, agente segreto della Marvel Comics, modificato nei comics dopo l’uscita dei film MCU per somigliare all’attore che lo interpretava, Samuel L.Jackson. Il serial diretto da Lambert Hillyer che vede Lewis Wilson nei panni di Batman e Douglas Croft in quelli di Robin, con Carrol Naish assumere il ruolo dell’antagonista Dr.Daka, introduce anche un altro elemento oggi icona dei comics: la Batcaverna, nonché l’ingresso dall’orologio a pendolo. Il serial ebbe molto successo, tanto che la Columbia Pictures decise di farne un sequel, Batman e Robin, diretto da Spencer Gordon Bennet nel 1949, già regista di un serial dedicato a Superman, uscito l’anno prima in 15 episodi, con Kirk Alyn nei panni di Kal-El/Clark Kent. Più che di un sequel però, quello di Bennet è un nuovo serial, tanto che anche gli attori cambiano: Robert Lowery è Batman mentre a Johnny Duncan è riservato il ruolo di Robin. E in tutto questo, la Marvel, oggi regina indiscussa dei cinecomics, dov’è? Il primo serial tratto dai suoi personaggi è del 1944, quando ancora si chiamava Timely Comics (poi sarà Magazine Management nel ’47, Atlas nel ’51 e solamente nel 1961 diverrà Marvel Comics) ed è dedicato a Captain America, anche se l’alter ego del personaggio non è il noto Steve Rogers, ma il procuratore distrettuale Grant Gardner. Non è ben chiaro il motivo per cui si scelse di cambiare l’alter ego: pare che in realtà Grant Gardner dovesse essere un personaggio nuovo di zecca il cui alias avrebbe dovuto essere Mr.Scarlet, ma il mistero della scelta ancora non è stato svelato. Di fatto è tale Grant a diventare il primo supereroe della Marvel Comics trasposto al cinema. Ed il resto, come si suol dire, è storia.

Cinecomics
da
Tag: